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"Certe notti, dottore, mio figlio russa come un camionista, a volte arresta il respiro e va in apnea... io conto uno, due, tre...fino a dieci e poi lo scuoto con forza, per paura che soffochi"
Questa frase, declinata con pathos in tutti i dialetti conosciuti ed arricchita di termini tecnici spesso incompresi, rappresenta la colonna sonora che accompagna gran parte delle sedute ambulatoriali di ogni specialista che si occupi di patologia pediatrica.
Promossa da ogni mezzo di informazione, la conoscenza dei danni prodotti in età pediatrica da una condizione di OSA (Obstructive Sleep Apnea) e la constatazione di quanto questa incida sulla qualità di vita del proprio bambino, inducono i genitori a recarsi sempre più precocemente dal pediatra o dall'oto-rinolaringoiatra, cui riferiscono una percezione del disturbo respiratorio il più delle volte superiore alla reale entità della condizione patologica.
Nella richiesta d'aiuto che ci viene rivolta è implicita la speranza di una soluzione del problema la più rapida ed indolore possibile; e dal momento che in bambini altrimenti sani la causa principale del disturbo del respiro nel sonno è rappresentata dall'ipertrofia adenotonsillare, ecco che speranza e timori dei genitori convergono sulla opportunità o sulla necessità di una adenotonsillec-tomia; su quale sia l'età più opportuna per sottoporre il bambino all'intervento;sulla possibilità di una terapia medica che consenta di escludere o ritardare la soluzione chirurgica.
In realtà, chiunque si occupi di OSA pediatrica, che sia otorinolaringoiatra o broncopneumologo, pediatra, odontoiatra, endocrinologo, neurologo, sa perfettamente che il disturbo è multifattoriale, e richiede in fase di inquadramento diagnostico e nella formulazione di un programma terapeutico l'intervento di più discipline specialistiche complementari.
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